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C’è una linea sottile…

20 Apr

Kalil Ghibran – Sull’Amore

24 Giu

Allora Almitra disse: parlaci dell’Amore.
E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse:
Quando l’ amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché l’amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.
Tutto questo compie in voi l’amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell’amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall’aia dell’amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L’amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L’amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l’amore basta all’amore.
Quando amate non dovreste dire:” Ho Dio nel cuore “, ma piuttosto, ” Io sono nel cuore di Dio “.
E non crediate di guidare l’amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.
L’amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d’amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all’alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d’amore;
Riposare nell’ora del meriggio e meditare sull’estasi d’amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l’amato e un canto di lode sulle labbra.

false partenze

1 Giu

il cuore comincia fertile

poi lo si innaffia quando
ci si ricorda

e l’amo si incastra nel palato

e la prima linea delle assenze
guadagna metro su metro

e spore con la valigia pronta
si siedono ad aspettare
un vento qualsiasi

poi i denti dopo i denti da latte
si cariano

e le porte fuori dalla nostra camera
non ci fanno dormire

e le mosche sono più veloci
di tutti i nostri schiaffi

e la tigna striscia

e il chiromante
ci dice quanto
la linea della vita
sia lunga
mai che dica
quanto
sia larga

e il cielo può
distare
altrimenti
a seconda

e la musica
ha un suo modo
di fermarsi

e piangere serve ad altro

poi succede che qualcuno
il proprio cuore
se lo strappi a mano
e lo serva nella ciotola ai cani
o lo ficchi nella macinatrice per
del locale in franchising
o ne disinneschi
il congegno a orologeria
o lo fissi con la molletta
contro i raggi della bici
o lo presti per il lancio
ai tiratori a piattello
o gli stringa una benda
attorno alla bocca

probabile che abbia sentito
che senza un cuore
l’infarto non viene
(Ligabue)

Coniglio Tragico

2 Mag

Coniglio tragico, un dipinto.
Le orecchie incrostate, verdi come il grano.
La fronte scura rivolta alle stelle.

Un dipinto appeso al muro di casa mia, solo
come sono e non sono
i conigli. Una gota enfia e rossa,
tutta Arte, il naso vibrante,
abitudine dura a morire.

Anche tu puoi essere un coniglio tragico: verde e rossa
la tua schiena, blu il tuo petto virile.
Ma se mai ti pungesse l’estro di essere tale,
bada alla Vera Carne: ti
sbalzerà dal tuo cavallo di tragedia
come uno spettro
infrange il marmo: le tue ferite risaneranno
e presto l’acqua
sarà gelosa di te.

I conigli dipinti sulla bianca carta
perdono tutta la grazia nel loro frenetico riprodursi;
e le orecchie di grano diventano corni.

E dunque attento se la vita tragica ti pare bella…
presi nella tagliola
tutti i colori son simili a sciabole del sole
e a forbici del Dio Vivente.
(Stan Rice)

Mancanza

13 Apr
La tua mancanzaAffonda mani unghiate dentro me,Graffia le pareti dello stomaco,Mischia con avidita'Anidrite e ossigeno e si diverteE veder i polmoni che affannano,Tossiscono, contorcono.

Accarezza il cuorePer vederlo sorridere sanguinando,Affonda dita puntute nelle fibre,Strizza, stringe, non da' tregua..E non gli basta vederlo lacrimareSangue, e' la sua specialita'.

Non si ferma,Scortica la pelle sottopelle,Stacca brandelli, li caccia via con sdegno,Giochicchia coi nervi scoperti,Li suona con melodie tutte strane,Minori, tristi, definitive.
Con le sue manacce accarezzaL'anima impaurita, indifesa, nuda,E non le importa niente seLa sente gridare il tuo nome in cercaDi protezione...Sa di poter andare avanti indisturbataFino a quando non arriverai.(Chain)

Il Ragno Ha Preso Casa

13 Apr

il ragno ha preso casa

non è che
ci si lascia
solo quando piove
accetta questo sole
lascialo fare

ora che
è di troppo
il bisogno di sapere
i posti in cui decide
di perdersi l’amore

la conta
delle colpe
non somma la ragione
inutile provare
a dire chi è più uguale

la conta
di ogni furto
non porta la galera
la riga non è chiara
chi dava chi prendeva

la conta
degli impegni
più e meno mantenuti
l’amore non è solo
che bravi siamo stati

la conta
delle ore
messe sopra il piatto
e la bilancia piega
chi prezzerà il baratto?

la conta
delle tele
che nessuno ha tolto
il ragno ha preso casa
e non è più morto

non è che
si disegna
la linea dell’amore
tracciamo questo errore
ora possiamo andare

(L. Ligabue)

Charles Baudelaire – Il Vampiro

28 Feb

Tu che t’insinuasti come una lama
Nel mio cuore gemente; tu che forte
Come un branco di demoni venisti
A fare folle e ornata, del mio spirito
Umiliato il tuo letto e il regno-infame
A cui, come il forzato alla catena,
Sono legato: come alla bottiglia
L’ubriacone; come alla carogna
I vermi; come al gioco l’ostinato
Giocatore, che sia maledetta.

Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
Di conquistare la mia libertà;
Ed il veleno perfido ho pregato
Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
Ed il veleno, pieni di disprezzo,
M’han detto: "Non sei degno che alla tua
Schiavitù maledetta ti si tolga,
Imbecille! Una volta liberato
Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
tu faresti rivivere il cadaver
del tuo vampiro, con i baci tuoi!

Lentamente muore

15 Feb

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
(P. Neruda)

difesa a zona

11 Feb

sono piantato nel campo
uno schiocco di fucile
ogni tanto
una frusta di campagna
un capriccio del cielo
fanno scappare i passeri
dalle mie braccia tese
e ogni volta
è un piccolo tuffo
al cuore di paglia

(Ligabue – Lettere d’Amore nel Frigo)

Il Piano Inclinato della Mia Disperazione

6 Feb

“Il piano inclinato della mia disperazione ricalca alla perfezione la pendenza del pavimento dello studio. La stanza è un grande rettangolo, larga e lunga. Declina leggermente verso il basso, là in fondo.

I miei piedi scalzi non fanno quasi alcun rumore mentre cammino. Sento solo il leggero fruscio del cotone dei pantaloni. Bianchi. Anche la mia disperazione – bianca – non fa alcun rumore: non grido, non piango, non sferro pugni ai muri, non batto sulla porta.

Odio questa lucidità che riduce all’impotenza.

Mi muovo lentamente avanti e indietro come se tutto questo fosse normale. Come un animale selvatico rassegnato alla gabbia.

Mi avvicino un’altra volta ai quadri, cammino rasente al muro e li osservo distrattamente come farei in un museo. Conosco già ogni singolo dettaglio.

Ho avuto tempo per i dettagli, oggi.

Tutti i quadri sono pressoché identici: ritratti del mio volto di oggi, nessuna firma, date di venti, trent’anni fa.

Tutti i miei ritratti sono stati disegnati senza occhi.

Odio questi ritratti; odio il mio volto e odio quello che sono e odio quello che non faccio. Sono uno stupido animale da circo, un animale ammaestrato, un animale docile. La lucidità – la precisa consapevolezza della paura – mi trattiene dal gettare a terra i quadri, dallo strappare i ritratti. Coprire il parquet con frammenti di carta – frammenti della mia prigionia – non mi libererà.

Non è quello che devo fare. Devo attendere e qualcuno aprirà quella porta in fondo al corridoio. Poi mi volto verso la vetrata, attraverso l’intera stanza in una corsa folle, una discesa vertiginosa sulla lieve pendenza del pavimento che si interrompe bruscamente a pochi centimetri dai vetri sigillati.” (Andrea Reverberi)