Riflessioni…
12 NovEsame
4 Nov…
14 OttL’Esame
13 OttOmaggio a Stellina
4 Ott
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Mi accingo a rendere omaggio con tanta tenerezza nel cuore ad un amico, un caro amico, che non aveva due mani e due piedi, bensì quattro candide zampette ed un pelo da confondere con una nuvola. Qui, seduta a computer, voglio riportarvi pezzi di articoli, aforismi, parole di saggezza in suo ricordo ed elogiare, con lui, tutti i felini che hanno passato la loro vita a sostenere ed amare uomini e donne, o che l’hanno passata liberi come il vento. L’amore per un gatto è inspiegabile, non ha confini, non ha perché se non molto vaghi: il felino entra a far parte della famiglia, della casa, del tuo stesso essere, e nessuno, mai, può riuscire a sostituire la sua mancanza e a riempire il vuoto che lascia la sua scomparsa. Il gatto è uno di noi. Nessuno può capire queste parole se non ha posseduto un micio e l’abbia amato come una persona. Ora, qui sto scrivendo con un micio sulle gambe, un micio che amo come fosse mio figlio e che niente e nessuno sostituirà quando se ne andrà strappandomi un pezzo di cuore.
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In ricordo di Stellina e dedicato a miei amati, James, Oscar, Trilly, Fumina, Felix.
[…] Frequentatore di case e focolai dai tempi antichissimi, il gatto ha sofferto in certi periodi della storia di una sorta di ostracismo, a volte di vere e proprie persecuzioni, perché considerato troppo contiguo a fenomeni non razionalmente identificabili (stregoneria e affini). Ma è ormai acqua passata, passatissima. E poi, oggi come oggi, sembra che un pizzico di irrazionale in una vita che sembra fin troppo programmata e controllata non guasti. E l’amico micio non ha che da guadagnarne. Ne fa fede il crescente favore che il gatto gode da parte della comunità degli uomini, e che negli ultimi tempi è diventata una vera e propria passione, gattomania: Un amore trasversale che attraversa categorie diverse, differenti ceti sociali, fasce d’età, professioni, mestieri, attitudini. Gli amanti dei gatti si scambiano segnali, considerazioni e consigli, si riconoscono come gattofili (che brutta parola per una così bella cosa) nella comune felicità di possedere un micio, o più d’uno, e di condividerne croci (poche) e delizie (moltissime). E’ una vera e silenziosa rivoluzione del costume. Sarà anche, come spiegano alcuni, perché in Italia crescono il rispetto e la considerazione per gi animali. O, come affermano altri, perché in tempi di grandi incertezze sociali e politiche vi è un ritorno al proprio privato: e chi, più di un animale, può offrire affetto disinteressato e consolatorio, senza rischi? E tanto più un gatto, che per antica consuetudine è un amante, a modo suo, della casa e del focolare, e che, anche dopo qualche fuga per amore o per avventura, a casa torna sempre per leccarsi le ferite o ricevere il cibo insieme a qualche coccola.[…]
Gli occhi di un gatto sono come finestre che ci permettono di vedere dentro un altro mondo.
– Leggenda iralandese –
I gatti godono di una certa fama in letteratura, ma mai come ora sono protagonisti di libri e romanzi, dove vestono i panni del fidato compagno (un ruolo un tempo esclusivo appannaggio del cane), o del comprimario, se non addirittura del protagonista. A Milano, da diversi anni, una casa editrice specializzata in gatti, che non a caso di chiama Felinamente & C., pubblica testi di argomento felino, persino gialli in cui felpati quattrozampe s’improvvisano investigatori provvisti di acume e fiuto, invadendo così un altro tipico territorio canino. Non mancano, in raffinate edizioni, racconti e poesie dei più famosi autori della letteratura d’ogni tempo che hanno supremamente coltivato l’amicizia con il felino domestico. Da Chateaubriand a Celine, da Edgar Allan Poe, che non soltanto ha descritto gatti di inquietante sensibilità nei suoi racconti, ma ne possedeva ben due ai quali era oltremodo affezionato, a John Keats, da Verlaine con la sua bellissima poesia Femme et Chatte (Donna e Gatta), a Charles Baudelaire che scriveva: “Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore amoroso;/ trattieni gli artigli della tua zampa,/ e lascia che io sprofondi nei tuoi begli occhi,/ vibranti di agata e metallo…”. L’elenco può continuare con Mark Twain, Walter Scott, T.S. Eliot, Colette, Hemingway. Tutti hanno scritto di gatti, li hanno messi al centro di favole e racconti, hanno dedicato loro amorose poesie e struggenti epitaffi. Joyce Carol Oats, scrittrice americana, che evidentemente ama i felini, ne ha raccolto una ricca antologia in The Sophisticated Cat, rassegna di passioni feline pubblicata da Dutton negli USA. Molto frequentato in letteratura e dovuto forse all’antica consuetudine del gatto d sostare accanto al focolare domestico del quale le donne erano custodi, è il binomio donna-gatto. Cambiati i tempi, non è però cambiata la felice sintonia che fa sì che donne e felini si intendano alla perfezione. Un esempio è il libro Cuore di gatto (ed. La Tartaruga) che raccoglie undici racconti felini, scritti da altrettanti autrici felicemente conviventi con un micio, o più d’uno. Ma oltre a intellettuali e letterati che hanno sempre manifestato una particolare predilezione per i gatti (Jean Cocteau usava ripetere: “L’uomo è civile nella misura in cui sa comprendere un gatto”), molti uomini e donne illustri, politici e personaggi famosi hanno lasciato ampie testimonianze di una gratificante convivenza con il felino. Lo storico Lucio Celio, vissuto nel secondo secolo dopo Cristo, non si vergognava nei momenti liberi dagli impegni di soffermarsi con gioia a vedere il suo gatto, perché ciò lo divertiva immensamente. Il cardinale Richelieu amava lavorare alla scrivania impegnato nelle faccende di Stato con Ludovico, un maestoso gatto nero, acciambellato sulle ginocchia. Per venire più vicino ai nostri tempi, anche Winston Churchill, per esempio, non si separava mai da Jock, rosso di pelo, che aveva l’onore (chissà se ne era conscio) di partecipare con il suo padrone alle riunioni di Gabinetto e dividere con lui i pasti. Ma perché proprio un gatto? “Perché sa conservare i segreti”, avrebbe risposto lo statista inglese. E perché il gatto, più di ogni altro animale e nonostante la domesticazione e l’assiduo contatto con l’uomo, manifesta una sorta di insondabile profondità, quella “felinità” che stimola la curiosità e l’interesse degli esseri umani. Oltre che per altri divertenti, eppure serissimi e svariati motivi.
"Spalanca i tuoi grandi occhi di raso scuro, simili
a cuscini in cui sprofondarsi! Strusciati contro
le mie gambe, fantastica Sfinge! E cantami tutti
i tuoi ricordi!"
– Oscar Wilde –
Si dice che il gatto abbia sette vite. Si conoscono casi di cadute rovinose, anche dal ventesimo piano, in cui il felino, certamente un po’ stordito, è riuscito a toccare il suolo sulle quattro zampe senza torcersi un baffo. Ora sappiamo che il suo prodigioso senso dell’equilibrio gli permette di girarsi in volo e di prepararsi, con tutti i sensi all’erta, a un atterraggio il più possibile morbido. Forse attribuirgli sette vite è un po’ troppo anche per un gatto che gode di un immaginario assai ricco. Una cosa però è certa: possiede una personalità complessa, a volte contraddittoria, capace di molteplici espressioni, di veri e propri stati d’animo e perciò si presta più di altri animali a rappresentare nelle favole vizi e virtù umane, ad essere astuto a fin di bene e saggio come nel Gatto con gli stivali, o tentatore e campione di inganno e frode come in Pinocchio. O inquietante e sornione come il gatto del Cheshire, lo Stregatto, il micione dal manto a strisce di Alice nel Paese delle meraviglie, che fuma, divaga, filosofeggia e scompare nel nulla lasciando nell’aria l’impronta evanescente di un sardonico sorriso tutto denti. Dei gatti si sono ricordati i fumetti ed i cartoni animati, dal gatto Felix, noto un tempo con il nome di Mio Mao, al tenero Silvestro perennemente frustrato nella caccia all’uccellino Titì, al rosso e linguacciuto Garfield, al pornogatto Fritz, l’irriverente felino contestatario, che nel 1972 non mancò di scandalizzare per l’eccessiva vitalità erotica. Fino a Tom e alla sua nemesi, Jerry, che sono ritornati sul grande schermo in vari lungometraggi a cartoni animati. Nemmeno il cinema si è dimenticato di loro, viene in mente L’occhio del gatto, di Stephen King, un thriller in cui apparentemente il micio di casa sembra essere responsabile di inquietanti avvenimenti, e invece non solo ne è estraneo, ma alla fine con la sua presenza aiuta a risolvere il mistero. “Gatto” si chiama invece il bel micione che fa compagnia d Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany e che, da essere autonomo e indipendente, quando la sua presenza non è più richiesta si allontana con dignità felina. Una divertente stranezza d’autore è Romeo and Juliet, il film del regista Armando Acosta girato tra calli e campielli veneziani con un cast interamente di felini, tra i quali primeggiava un simpatico e bravissimo Turkish Van, l’nico gatto cha ama l’acqua ed è un ottimo nuotatore. Per non dimenticare l’assoluto protagonismo dei gatti nel musical Cats, dove gatti cantano e ballano storie umane.
"Il felino più piccolo
è un capolavoro"
– Leonardo da Vinci –
Che il micio sia diventato parte integrante della famiglia umana lo dimostra il fatto che abbastanza recentemente se ne è interessata la giustizia. In una causa di separazione tra coniugi, discussa a Monza, il marito ha consentito a pagare un assegno di mantenimento sia alla ex consorte sia ai due gatti, che di comune accordo andranno ad abitare con lei, mantenendo in questo modo la facoltà di andare a visitarli ogni tanto. Pare eccessivo? Non si direbbe, dal momento che gli studi etologici più recenti sono unanimi nell’affermare che vivere con un animale domestico fa bene alla salute. La vicinanza di un animale, concordano gli esperti, è senz’altro benefica, utile alla guarigione delle malattie sia psichiche sia somatiche. Inoltre altri studi condotti suoi bambini stabiliscono che gli animali contribuiscono allo sviluppo dell’immaginazione e della personalità. Sono inoltre un punto di riferimento affettivo molto importante, perché suppliscono al fabbisogno di amore in quanto perfettamente in grado di dare e ricevere affetto, al di fuori delle normali regole sociali. In particolare, coabitare con un gatto che non abbia assorbito come talvolta accade le nevrosi del padrone, carezzarlo e lasciare che dolcemente il micio faccia le fusa sulle ginocchia e comunichi vibrazioni salutari e positive, induce un atteggiamento costruttivo nei confronti della vita a aiuta ad eliminare l’ansia.
"Un gattino fa sì che il tornare
in un appartamento vuoto si trasformi
in un tornare a casa."
– Pam Brown –
Sono gatti e gatte che portano dipinta sul muso la felicità di vivere. Anche quando sono arrabbiati e inalberano un’irosa leggerezza, sembra che sorridano sotto i baffi, proprio come lo Stregatto, ricordandoci che tutti siamo un po’ sornioni, come loro. E chissà che prima o poi non si scopra davvero ciò di cui si sta cominciando a parlare con interesse: che anche i felini, come tutti gli altri animali non umani, possiedano altre a sentimenti ed emozioni, che molto assomigliano alle nostre, anche ciò che lo stesso Pontefice ha definito come “soffio vitale”. E abbiano magari proprio un’anima.
"Dio ha creato i gatti
perchè gli uomini potessero accarezzare le tigri"
– Victor Hugo –
– Arrivederci, Stellina-
Compleanno!!!
23 SetLa vera storia di Cappuccetto Rosso
30 AgoNon è necessario sapere bene l’inglese!!!
One mattin mamma dissed:
"Dear Cappuccett, take this cest to the nonn, but attention to the lup thatis very ma very kattiv! And torn prest! Good luck! And in bocc at the lup!".
Cappuccett didn’t cap very well this ultim thing but went away, da sol, with the cest. Cammining cammining, in the cuor of the forest, at cert punt she incontered the lup, who dissed:
"Hi! Piccula piezz’e girl! ‘Ndove do you go?".
"To the nonn with this little cest, which is little but it is full of a sacc of chocolate and biscots and panettons and more and mirtills", she dissed.
"Ah, mannagg ‘a Maruschella" (maybe an expression com: what a cul that had) dissed the lup, with a fium of saliv out of the bocc. And so the lup dissed:
"Beh, now I dev andar because the telephonin is squilling, sorry."
And the lup went away, but not very away, but to the nonn’s House.
Cappuccett Red, who was very ma very lent, lent un casin, continued for her sentier in the forest. The lup arrived at the house, suoned the campanel, entered, and after saluting the nonn, magned her in a boccon. Then, after sputing the dentier, he indossed the ridicol night berret and fikked himself in the let.
When cappuccett Red came to the fint nonn’s house, suoned and entered.
But when the little and stupid girl saw the nonn (non was the nonn, but the lup, ricord?) dissed: "But nonn, why do you stay in let?".
And the nonn-lup: "Oh, I’ve stort my cavigl doing aerobics!". "Oh, poor nonn!", said Cappuccett (she was more than stupid, I think, wasn’t she?).
Then she dissed: "But…what big okks you have! Do you bisogn some collir?".
"Oh, no! It’s for see you better, my dear stupid little girl", dissed the nonn-lup.
Then cappuccett, who was more dur than a block of marm: "But what big oreks you have! Do you have the Orekkions?".
And the nonn-lup: "Oh, no!! It is to ascolt you better".
And Cappuccett (that I think was now really rincoglionited) said: "But what big dents you have!". And the lup, at this point dissed: "It is to magn you better!". And magned really tutt quant the poor little girl.
But (tadah!) out of the house a simpatic, curious and innocent cacciator of frod sented all and dissed: "Accident! A lup! Its pellicc vals a sac of solds". And so, spinted only for the compassion for the little girl imbracced the fucil, entered in the stanz and killed the lup. Then squarced his panz and tired fora the nonn (still viv) and Cappuccett (still rincoglionited).
And so, at the end, thecacciator of frod vended the pellicc and guadagned a sacc of solds. The nonn magned tutt the leccornies that were in the cest. And so, everybody lived felix and content (maybe not the lup!)
At salut!
Negozio di mariti
25 AgoNegozio di Mariti:
A New York è stato appena aperto un nuovo negozio dove le donne possono scegliere e comprare un marito.
All’entrata sono esposte le istruzioni su come funziona il negozio:
1) Puoi visitare il negozio SOLO UNA VOLTA.
2) Ci sono 6 piani e le caratteristiche degli uomini migliorano salendo.
3) Puoi scegliere qualsiasi uomo ad un piano oppure salire al piano superiore.
4) Non si puo’ ritornare al piano inferiore.
Una donna decide di andare a visitare il Negozio di Mariti per trovare un compagno.
Al primo piano l’insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro."
La donna decide di salire al successivo.
Al secondo piano l’insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro e amano i bambini."
La donna decide di salire al successivo.
Al terzo piano l’insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini e sono estremamente belli.". "Wow" – pensa la donna, ma si sente di salire ancora.
Al quarto piano l’insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini, sono belli da morire e aiutano a fare le faccende di casa."“Incredibile! – esclama la donna – Posso difficilmente resistere!”
Ma, detto questo, sale ancora.
Al quinto piano l’insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini, sono belli da morire, aiutano nelle faccende domestiche e sono estremamente romantici."
La donna è tentata di restare e sceglierne uno, invece decide di salire all’ultimo piano.
Il cartello del sesto piano: "Sei la visitatrice N° 31.456.012 di questo piano, qui non ci sono uomini, questo piano esiste solamente per dimostrare come sia impossibile accontentare una donna. Grazie per aver scelto il nostro negozio! "
Di fronte a questo negozio è stato aperto un Negozio di Mogli.
Al primo piano ci sono donne che amano far sesso.
Al secondo piano ci sono donne che amano far sesso e sono ricche.
I piani dal terzo al sesto NON SONO MAI STATI VISITATI.